La scelta dell’end-effector
Nella scelta dell’end effector entrano in gioco altri criteri da prendere in considerazione, principalmente legati alla natura del componente da manipolare: il suo peso, dimensione, forma, materiale costitutivo, etc etc. A seconda delle dimensioni e della forma del pezzo da lavorare, potrebbe essere adatta una soluzione basata su ventose oppure una pinza. Se ha una superficie superiore liscia e piatta e verrà posizionato nello stesso orientamento in cui è stato raccolto, una soluzione di presa basata su un gripper a vuoto è una buona scelta. Se non offre una superficie piana, o deve essere posizionato con un orientamento diverso da quello in cui è stato raccolto, potrebbe essere necessaria una pinza adattiva. Se poi la superficie è irregolare e la geometria complessa (come in alcuni componenti per motori), la pinza adattiva rappresenta nuovamente una scelta valida. Se il materiale costitutivo è particolarmente delicato (come alcuni componenti utilizzati nell’industria ottica o elettronica) e non può sostenere segni e “ditate”, allora potrebbe essere utile installare un end effector che utilizzi tecniche adesive ad azione intermolecolare.
Qui è possibile visionare alcuni EOAT presenti all’interno di Universal Robots +, l’ecosistema online che racchiude oltre 250 soluzioni testate per un uso plug&play con i cobot Universal Robots.
Integrare un sistema di visione
Se i prodotti in arrivo per il prelievo del robot si trovano in una posizione/orientamento non standard, potrebbe essere necessario integrare un semplice sistema di visione per rilevare l'orientamento del pezzo. È il caso di alcuni processi in cui i componenti vengono proposti al cobot in ordine casuale e il cobot deve afferrarli con precisione e posizionarli secondo un orientamento standard.
Ecco alcuni dei sistemi di visione disponibili in UR+, implementabili a seconda della necessità
Proteggere il cobot con un rivestimento
Se il processo di lavorazione o l’ambiente operativo sono particolarmente umidi e sporchi, potrebbe essere necessaria una protezione aggiuntiva per il robot, sotto forma di una tuta protettiva. Diverse soluzioni sono disponibili all’interno dell’ecosistema Universal Robots+ (o UR+).
Infine qui alcuni degli accessori protettivi che è possibile integrare a un cobot impiegato in ambienti di lavoro particolarmente sfidanti, umidi o polverosi.
I vantaggi dell’integrazione plug and produce nel pick&place
L'implementazione di un cobot UR in un'applicazione pick and place può essere eseguita con costi minimi e scarse o nulle interruzioni della produzione, poiché spesso può essere implementato direttamente in una configurazione esistente, senza modifiche al layout (come ad esempio l’introduzione di barriere e recinzioni).
I vantaggi che derivano da questa implementazione plug and produce sono diversi.
- Minori costi infrastrutturali (le safety native rendono superflue in oltre l’80% dei casi l’installazione di recinzioni).
- Flessibilità: i cobot, piccoli, maneggevoli e facili da programmare, possono venir dislocati e reimpiegati con facilità. Quindi un cobot inserito in un processo di manipolazione può essere spostato – con minimi aggiustamenti alla programmazione e con un cambio tool – su altri processi: machine tending, testing, packaging, ecc ecc.
- Produttività: i cobot possono venire impiegati nella manipolazione anche in ritmi 24/7, consentendo alle aziende di operare su tre turni anche a luci spente.
- Ergonomia: il già citato vantaggio ergonomico offerto dai cobot si riflette anche sulla qualità del prodotto finale. Le aziende sono infatti costrette a ruotare con frequenza gli operatori applicati su un compito di prelievo e posizionamento così monotono da comportare cali di precisione. In media ogni due ore è necessario operare una rotazione del personale, in concomitanza con il calo di produzione e qualità. Un cobot consente invece di mantenere invariati i tassi di produttività su più turni.