Lo scenario economico in cui le aziende manifatturiere si stanno muovendo non è mai stato così sfidante. Da un lato le imprese stanno scontando una significativa carenza di manodopera motivata in parte dal pensionamento della precedente generazione di lavoratori, che lascia il lavoro portandosi dietro molte delle sue competenze. A questo proposito Deloitte prevede che lo skill gap lascerà 2.4 milioni di posizioni scoperte nei soli Stati Uniti fra il 2018 e il 2028.
Dall’altro lato i consumatori stanno avanzando richieste sempre maggiori ai produttori, inclusi:
- una disponibilità dei beni in real time,
- una maggiore qualità
- migliori condizioni di lavoro per i dipendenti delle aziende.
Tutto questo ad un prezzo sempre più basso. A queste richieste sfidanti del mercato si aggiunge una congiuntura che rende la situazione economica globale volatile e imprevedibile.
Come possono i produttori – sotto la pressione di queste condizioni sfavorevoli – mantenere un sistema produttivo redditizio? L’automazione è una delle risposte.
Ma quale automazione? Non suggeriamo infatti di implementare nei layout altri robot industriali, che comportano un significativo investimento di denaro, che possono essere applicati solo su alcuni specifici task e devono necessariamente operare all’interno di gabbie di protezione per garantire la sicurezza degli operatori. Stiamo suggerendo invece di adottare i robot collaborativi, una nuova generazione di robot industriali in grado di garantire:
- flessibilità operativa,
- sicurezza dei lavoratori (non solo perché sono intrinsecamente sicuri, ma anche perché contribuiscono a incrementare l’ergonomia e la sicurezza dei luoghi di lavoro sollevando gli operatori dalle attività meno salubri),
- una maggiore qualità delle lavorazioni e dei prodotti.
Si tratta inoltre di strumenti accessibili ad ogni tipo di azienda in ogni settore: sia per le dimensioni che per i costi assai contenuti.
Negli ultimi 10 anni i cobot hanno permesso ai produttori di rendere le operazioni più agili e snelle, aumentando produttività e resa. Oggi i cobot possono fare però ancora di più. Il 17 settembre abbiamo lanciato UR16e, il nuovo modello di cobot progettato e costruito per automatizzare le operazioni che includono lo spostamento e la manipolazione di carichi pesanti. Un robot collaborativo che non solo offre la più alta capacità di carico della sua categoria di reach (16kg di payload a pieno sbraccio e alla massima velocità) ma che è anche in grado di erogare una precisione due volte superiore a quella di qualsiasi altro concorrente nella suo segmento. Potenza abbinata a controllo che ne permettono l’integrazione in attività che includono:
- La pallettizzazione
- Il packaging con imballaggi voluminosi
- Il machine tending
- La movimentazione di carichi pesanti
L’accresciuta capacità di carico consente inoltre di installare EOAT di peso maggiore, anche composti da più parti, e aumentare ulteriormente la flessibilità operativa del cobot.
Qui di seguito vi elencherò 5 modi in cui i cobot possono supportare le imprese, creare maggior valore e aiutarle nel rimanere competitive sul mercato.
AUMENTARE LA PRODUTTIVITÀ
Le attività ripetitive, scarsamente ergonomiche se non addirittura pericolose, sono spesso causa di infortuni fra il personale produttivo. I cobot sono perfetti per automatizzare questo tipo di operazioni, rendendole più produttive, efficienti e generando output di maggiore qualità. Al tempo stesso, sollevando gli operatori dalla loro esecuzione, ne permettono l’impiego in operazioni a maggior valore aggiunto.
Quando i cobot vengono impiegati in ambito produttivo generano un immediata riduzione dei costi di produzione. Una ricerca del 2019 dell’agenzia inglese Smither Pira ha constatato che una riduzione dell’1% dei costi produttivi, genera un incremento del profitto finale stimabile fino al 34% in più. I cobot si inseriscono nel ciclo produttivo apportando una serie di benefit che sommati generano vantaggi immediati per le imprese. Fra questi:
- Una riduzione generale del tempo ciclo (causa quindi di maggiore efficienza e produttività)
- Un incremento generale della qualità del prodotto (che permette alle aziende di rimanere competitive e affrontare l’agguerrita concorrenza con prodotti migliori elaborati ad un costo minore)
- Una riduzione del costo di produzione. I cobot possono operare in maniera continuativa, su più turni
La programmazione semplice e intuitiva permette una rapida entrata in produzione per i cobot UR
MIGLIORARE IL CLIMA DELL’AMBIENTE LAVORATIVO
Permane, soprattutto fra gli operatori, un infondato timore verso i robot collaborativi. Sgombriamo quindi il campo da ogni dubbio: i robot collaborativi non sono progettati per sostituire l’uomo e rendere superfluo il suo apporto. Al contrario i cobot danno il meglio quando operano in collaborazione con gli addetti. È infatti nella collaborazione, nella somma del meglio dei due mondi, che si ha maggiore produttività e qualità (fino all’85% in più secondo una ricerca del MIT di Boston). I cobot sono pensati per sollevare gli addetti dall’esecuzione di specifiche porzioni dell’attività produttiva. Tipicamente quelle più ripetitive, meno ergonomiche e potenzialmente pericolose. Nel farlo riescono ad inserire nel processo maggiore precisione e velocità d'esecuzione.
Gli operatori, una volta liberati dall’esecuzione delle attività usualmente definite DDD (dull, dirty, dangerous) possono intraprendere percorsi di crescita professionale, specializzarsi in mansioni che richiedono destrezza, creatività e soft skill, ottenere remunerazioni mediamente più alte.
MAGGIORE QUALITÀ
Come abbiamo detto poco sopra il mercato richiede ai produttori beni di qualità sempre più alta ad un prezzo sempre più contenuto. I cobot giocano un ruolo fondamentale nel rispondere a queste richieste. Da un lato infatti incrementano la qualità dei prodotti, eliminando l’errore umano dal processo produttivo, dall’altro assicurano continuità e coerenza qualitativa, anche in linee che portano alla produzione di beni sempre più complessi.
È il caso a esempio dell’azienda italiana RUPES che è specializzata nella produzione di elettroutensili da lavoro. RUPES si era posta l’ambizioso obiettivo di realizzare una produzione totalmente esente da difetti, riducendo per effetto anche gli scarti produttivi. Grazie all’integrazione dei cobot gli obiettivi sono stati centrati. La qualità dei prodotti è cresciuta e la riduzione contestuale di scarti ha generato un aumento di profitto per l’azienda italiana.
UR3 è il robot scelto da Rupes per l’applicazione di avvitatura collaborativa. Una delle sue caratteristiche più apprezzate è la rotazione infinita dell’asse 6.
MASSIMA FLESSIBILITÀ
Le incertezza economiche e l’imprevidibilità del comportamento dei consumatori rendono difficile per i produttori stabilire cosa produrre, dove, quando e in che quantità. Con i robot collaborativi, tuttavia, i produttori possono rendere i propri processi scalabili in base alla richiesta e persino esplorare nuovi mercati apportando modifiche (in poco tempo e a basso costo) alla propria linea produttiva.
I cobot possono essere infatti impiegati in ogni applicazione industriale, automatizzando attività che vanno dallo stampaggio al controllo qualità, dall’asservimento macchine al packaging, dall’avvitatura alla lucidatura. Ora che UR16e è entrato a far parte della famiglia e-Series, i produttori hanno a disposizione uno strumento in grado di fare ancora di più, sollevando carichi maggiori senza scendere a compromessi con la precisione da erogare.
L’hype da cobot è passato da un bel pezzo. Sono più di dieci anni ormai che i bracci robotici collaborativi sono sul mercato e sostengono la crescita delle imprese. Sono strumenti sempre più conosciuti e sempre più correttamente interpretati. Oggi però – con l’ingresso di UR16e sul mercato – è caduto l’ultimo velo: è stato dimostrato che i cobot non sono robot leggeri adatti ai piccoli pick&place. Sono strumenti industriali robusti, performanti, in grado di fare la differenza.