Il “Premio Engelberger 2018”, il “nobel della robotica”, è stato assegnato a Esben Østergaard,
Esben avrebbe mai immaginato che, quando a quattro anni sviluppò il suo primo robot per permettere al padre, ingegnere di stanza nelle Filippine, di inserire dei cavi attraverso le tubature idriche di Cebu City, un giorno sarebbe diventato un punto di riferimento per la robotica?
Probabilmente, no. Ma è certo che quella del primo robot per il padre è stata la prima buona idea in questo ambito e, indubbiamente, i felini filippini – tutt’altro che collaborativi, ancora ringraziano!
A quella idea ne sono susseguite molte altre, come sappiamo, che hanno portato all’assegnazione dell'Engelberger Award, intitolato al padre della robotica moderna, un riconoscimento assimilabile al premio Nobel per coloro il cui contributo nel campo della robotica è stato giudicato innovativo e rivoluzionario.
Fra le motivazioni al conferimento del premio vi sono l’aver permesso ai robot di entrare in settori industriali sino ad allora impensabili e inesplorati e l’aver rimesso in mano agli operatori i processi produttivi, favorendo una reale collaborazione fra uomini e robot. È il secondo danese a vincere il premio dal 1977 a oggi.
DAL PRIMO COBOT ALL’INDUSTRIA 5.0
Dalla messa in commercio del primo robot collaborativo, Universal Robots ha sviluppato bracci robotici che non sostituiscono l’uomo, ma ne rappresenta la naturale evoluzione: uno strumento intelligente nelle mani dell’operatore che può essere applicato in settori molto diversi fra loro, anche in aziende di piccola dimensione senza alcuna automazione insallata.
Sulla spinta dell’innovazione rappresentata dai cobot, UR ha disegnato un orizzonte nuovo per la produzione industriale - l’industria 5.0 – uno scenario in cui l’uomo torna al centro del processo non più solo come mero esecutore ma, coadiuvato da una tecnologia che gli permette di sfruttare creatività, capacità di relazione e di problem solving, come programmatore e controllore di macchine intelligenti.
La semplicità di programmazione, l’interfaccia intuitiva, le dimensioni contenute, fanno dei cobot progettati da Esben strumenti “comprensibili” per gli operatori. Con la robotica collaborativa l’uomo torna protagonista, guida il processo poiché ne è parte integrante: letteralmente “sta” affianco al robot. Sono le funzioni di sicurezza dei robot collaborativi a rendere possibile proprio questa prossimità.
SICUREZZA, È SOLO IL PRIMO PASSO
La sicurezza è stata la chiave d’ingresso della robotica collaborativa sullo scenario industriale: il fatto che potesse esistere un robot in grado di operare in spazi limitati, a fianco dell’uomo senza comportare l’installazione di costose barriere di sicurezza, ha acceso la curiosità e l’interesse di molti produttori nel mondo. Per Universal Robots è stata solo la prima spinta a creare il miglior robot collaborativo di sempre contribuendo a delineare un concetto di collaboratività che in realtà è molto più vasto. Per UR un robot non è veramente collaborativo se non è anche semplice da utilizzare e programmare, persino per coloro che non hanno avuto precedenti esperienze con la robotica. La cifra della sua collaboratività si misura anche con la sua facilità di integrazione in un qualsiasi processo produttivo.
Esben Østergaard ha progettato le funzioni di sicurezza e di controllo della forza dei robot UR, che garantiscono l’arresto della macchina in caso di urto con l’operatore, eliminando il rischio di incidenti connessi all’interazione uomo-robot sul luogo di lavoro. Sono caratteristiche integrate nei cobot e rappresentano ancora oggi un traguardo pionieristico in questo settore.
«Vogliamo rimettere il controllo dell'automazione industriale nelle mani degli operatori: invece di sostituire le persone vogliamo dargli uno strumento per svolgere il loro lavoro in modo più efficiente», ha affermato Østergaard. «Vogliamo liberarli dal lavorare come robot per diventare a loro volta programmatori di robot e gestire più attività a valore aggiunto. Fare questo sarà forse il miglior risultato a lungo termine derivante dall'utilizzo di robot collaborativi».
Esben H. Østergaard
Esben H. Østergaard è Chief Technology Officer e cofondatore di Universal Robots. È uno degli inventori dei cobot UR ed è anche il responsabile del loro costante sviluppo tecnologico. Durante i suoi anni come ricercatore e assistente professore in “Robotica e interfacce utente” presso l'Università della Danimarca meridionale, ha creato le basi per una “reinvenzione” del robot industriale. Nel 2005, ha fondato Universal Robots insieme a due dei suoi colleghi di ricerca. Oltre al suo lavoro come CTO Østergaard partecipa a progetti di ricerca nazionali ed è anche esaminatore esterno in diverse università in Danimarca. All'inizio della sua carriera, ha lavorato come ricercatore presso la USC Robotics Labs nel sud della California e anche presso l'AIST di Tokyo come ricercatore ospite.
Joseph Engelberger
Engelberger introdusse nel 1959 in General Motors il primo robot industriale, il modello Unimate.
Fisico, laureato in ingegneria elettrica, ufficiale di Marina. A metà degli anni ’60 fu il primo occidentale invitato in Giappone per illustrare le potenzialità della robotica ad una platea di 400 industriali. Kawasaky si accorse immediatamente delle potenzialità della “creatura” di Engelberger ed acquistò nel 1969 le licenze Unimate per il mercato asiatico. Da allora i premi che furono riconosciuti al fisico/ingegnere statunitense non si contarono più, al punto che nel 1977 il premio conferito dalla RIA assunse il suo nome.
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