I robot collaborativi si sono affacciati sul mercato dell'automazione ormai 10 anni e, nonostante la loro diffusione sia stata piuttosto rapida e vasta (stiamo superando i 31mila modelli installati) permangono ancora diverse incertezze circa la loro reale funzione e i vantaggi che comportano. Così come rimangono dubbi sui processi che sono in grado di automatizzare e i settori in cui possono venir integrati.
Molte aziende che si affacciano al mondo della robotica collaborativa ci pongono domande su cosa siano davvero i cobot e quali siano le loro caratteristiche di base. Domande sempre attuali che sono indicatrici del grande interesse che la nostra tecnologia ottiene in tutte le aziende manifatturiere. Per questo, per cercare di dare risposta ad alcune di queste domande, ripropongo un approfondimento sul tema, sottolineando anche le differenze tra cobot e “robot as usual”.
I robot collaborativi sono robot antropomorfi con movimenti su sei assi progettati per rispettare criteri di sicurezza, flessibilità e compattezza e studiati per lavorare a stretto contatto con l’operatore anche senza barriere protettive all’intorno. Sono stati introdotti sul mercato da Universal Robots nel 2008. Il primo modello creato è stato un UR5, un braccio robotico collaborativo con 5kg di portata al polso e 850 mm di reach (o raggio d’azione). A questo modello sono seguiti UR10 (10 kg e 1300 mm) e UR3 (3 kg e 500 mm).
SICUREZZA
I cobot Universal Robots sono dotati di 17 funzioni di sicurezza (inclusi tempo e distanza d’arresto personalizzabili) che li rendono applicabili anche in contesti in cui devono lavorare a stretto contatto con l’operatore. In più l’80% dei casi i cobot UR vengono implementati (previa analisi dei rischi) senza l’ausilio di barriere di protezione, dando origine a una condivisione di spazi e mansioni che ha rivoluzionato il modo di intendere la robotica industriale.
UNO STRUMENTO INTELLIGENTE
Le safety native incluse nei robot collaborativi UR sono per Universal Robots solo “il costo d’ingresso” al mercato della robotica collaborativa. Infatti il concetto di robot collaborativo per UR si estende ad altri ambiti. Un cobot – come familiarmente vengono definiti i robot collaborativi – è sì un robot compatto e sicuro, ma è soprattutto uno strumento intelligente nelle mani dell’operatore caratterizzato da una spiccata semplicità di programmazione, da rapidità di integrazione nella linea produttiva e dal rapido ritorno economico sull’investimento.
Come si programma un cobot?
La programmazione è semplice e intuitiva e può avvenire in due diverse modalità.
- TEACH PENDANT: il tablet di programmazione con funzionalità touch screen di UR, contiene un template grafico che consente di impostare rapidamente i programmi del cobot.
- FREE DRIVE: è inoltre opossibile programmare il robot muovendo il braccio nello spazio e registrando dei waypoint specifici che forniranno al robot le coordinate attraverso cui ripetere il movimento programmato
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PERFETTI PER TUTTE LE IMPRESE, ANCHE PER LE PMI
Quando Universal Robots ha progettato i primi cobot, pensava a un tipo di automazione in grado di trovare applicazione anche in ambiti mai prima automatizzati e in imprese che difficilmente avrebbe potuto sostenere l’impegno economico necessario a dotarsi di una soluzione robotica tradizionale. I cobot sono nati così, primariamente in risposta al bisogno di automazione delle piccole e medie imprese.
Uno dei bisogni che sperimentano con più frequenza le PMI è quello di riadattare il proprio processo produttivo in base alle mutevoli richieste di mercato. I robot collaborativi hanno il giusto tasso di flessibilità per poter rispondere a questa esigenza. Possono essere messi in funzione e automatizzare un semplice processo in meno di un’ora e contribuiscono fattivamente a ridurre la complessità dei processi di automazione.
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