I robot collaborativi hanno rappresentato la più grande novità nel comparto dell’automazione negli ultimi anni. Hanno fatto tabula rasa di alcuni pregiudizi, piuttosto radicati, che vedevano l’automazione come una soluzione esclusivamente alla portata di alcuni settori industriali, di alcune dimensioni aziendali, di alcuni budget.
I cobot hanno mostrato invece l’esistenza di una robotica del tutto diversa, in grado di automatizzare i processi delle aziende più piccole, anche in assenza di competenze robotiche specifiche fra le risorse umane impiegate. E come lo hanno fatto? Offrendo una gamma di vantaggi similari a quelli offerti dalla robotica tradizionale, a costi minori e con un tasso di difficoltà integrativo decisamente più basso. L’automazione delle attività produttive attraverso i cobot appare più semplice, rapida (in termini di messa in funzione e implementazione) e sicura per gli operatori.
Le attività che i cobot sono in grado di automatizzare sono molteplici e vanno dal semplice pick&place al machine tending, dal pallettizing all’assemblaggio. I robot collaborativi consentono di gestire livelli di complessità crescenti: questa possibilità mette in discussione un altro dei pregiudizi più diffusi che li vede come prodotto di natura consumer, quasi un giocattolo. Al contrario i cobot sono robot industriali a tutti gli effetti, hanno quindi come obiettivo primario l’incremento di produttività, efficienza e qualità del prodotto finito o del semilavorato. Obiettivo che perseguono riducendo il tempo ciclo necessario ai task su cui sono applicati, il tasso di errore e lo scarto conseguente.
I robot collaborativi operano sostanzialmente secondo due modalità:
- In sostituzione dell’uomo su alcuni task particolari, tipicamente i più ripetitivi e meno ergonomici, operando anche a luci spente;
- In collaborazione con l’uomo, sollevandolo da porzioni di attività a minor valor aggiunto. I robot collaborativi Universal Robots si prestano a tutti gli effetti ad essere utilizzati come “utensili intelligenti” sollevando le persone non dai processi produttivi, come spesso accade con i robot tradizionali chiusi nelle gabbie, ma dalle fatiche dei processi stessi, ad esempio quando intervengono per aumentare l’ergonomia di alcune fasi di lavoro.
In entrambi i casi i robot collaborativi sono in grado di incrementare performance e produttività.
Fra le attività produttive che i cobot sono in grado di automatizzare possiamo citare:
- Pick&place, il primo e più semplice task che è possibile programmare, anche in meno di 90 minuti;
- Machine Tending, forse l’applicazione più diffusa dei cobot. Un classico esempio di attività ripetitiva che il robot può svolgere meglio (e più rapidamente) dell’uomo;
- Assemblaggio, con il crescere del livello di complessità dell’applicazione emergono le peculiarità dei cobot UR, come la precisione e la ripetibilità dei movimenti, garantiti dal sensore Forza/Coppia integrato al polso. Caratteristiche che rendono possibile automatizzare anche task complessi.
- Packaging: un altro esempio di applicazione ripetitiva in cui il cobot fornisce performance superiori rispetto all’esecuzione manuale del processo;
- Pallettizing: attività ripetitiva e usurante. La programmazione semplificata del robot (anche per waypoint) permette di comporre il pallet secondo un’ampia varietà di pattern;
- Polishing: un altro caso in cui l’estrema sensibilità del sensore Forza/Coppia, con una ripetibilità di 0,03 millimetri e un’accuratezza di 3,5 N, permette di automatizzare il trattamento di superfici molto delicate.
- Saldatura: probabilmente la meno collaborativa delle attività produttive. I cobot sono in grado di gestire la saldatura con gas inerti, tungsteno, plasma cutting, offrendo garanzie di schermatura elevate dall’impulso elettromagnetico.
Il contributo di automazione dei cobot offre al tempo stesso migliori performance e una maggiore ergonomia delle attività per gli operatori. Vuoi ricevere una dimostrazione dei nostri cobot direttamente in azienda: