I robot cancellano posti di lavoro.
L’automazione sostituirà i lavoratori e creerà sacche di disoccupazione.
La robotica cancellerà intere classi di mansioni e professioni.
Sono solo alcune delle considerazioni che maggiormente hanno avuto cittadinanza all’interno del dibattito intorno alla robotica che ha visto contrapposti – su posizioni spesso inconciliabili – luddisti dell’ultima ora e tecnoentusiasti.
Qui – nel blog di Universal Robots - non vogliamo certo mettere un punto fermo al dibattito e fornire la risposta definitiva, ma intendiamo offrire il nostro punto di vista e alcuni dati che crediamo possano arricchire il confronto e contribuire almeno in parte a far pulizia di alcuni (questi sì) infondati pregiudizi riguardo all’automazione.
IL PARADIGMA SOSTITUTIVO, UN PO' DI CHIAREZZA
Secondo il report Global Collaborative Robots Market, 2017–2021, il mercato della robotica collaborativa è destinato a crescere del 60% nel periodo preso in esame, contro l’11,5% del mercato della robotica tradizionale. Questa stima – che riconosce un primato di crescita ad un tipo di automazione che offre il suo meglio operando in connubio stretto con l’uomo, e non al suo posto - da un lato smentisce coloro che vedono nella robotica la killer application del lavoro umano, dall’altro traccia la strada di un nuovo modello di fabbrica in cui l’uomo utilizza strumenti evoluti sotto il suo controllo.
Strumenti che si rivelano ogni giorno più performanti e produttivi e che consentono alle aziende di produrre di più e a costi minori. Ci sono evidenze - che riscontriamo nell’esperienze dei nostri clienti – per cui l’impiego dei cobot ha innalzato la produttività, generato nuove assunzioni e permesso alle imprese di riassorbire attività prima esternalizzate per mancanza di mezzi produttivi.
Secondo un’analisi condotta dal World Economic Forum, nei prossimi 4 anni la tecnologia creerà 58 milioni di nuovi posti lavoro. Nuove figure professionali verranno chiamate a sviluppare strumenti tecnologici, manutenerli, programmarli, integrarli. Secondo le stime del WEF i posti di lavoro che l’automazione finirà per sostituire saranno 75 milioni. Parallelamente l’automazione delle imprese porterà all’assunzione di 133 milioni di nuovi addetti. Il saldo è dunque molto positivo e i posti di lavoro creati, direttamente da chi sviluppa tecnologia o da chi impiegandola produce e assume di più, compensano ampiamente quelli erosi. Come si spiegano questi dati?
L’automazione – come detto poco sopra – innalza produttività, efficienza, abbassa le spese produttive. Vediamo un po’ più in dettaglio qual è il vero apporto dei cobot alle imprese.
1 - AUMENTARE LA PRODUTTIVITÀ
Le attività ripetitive, scarsamente ergonomiche se non addirittura pericolose, sono spesso causa di infortuni fra il personale produttivo. I cobot sono perfetti per automatizzare questo tipo di operazioni, rendendole più produttive, efficienti e generando output di maggiore qualità. Al tempo stesso, sollevando gli operatori dalla loro esecuzione, ne permettono l’impiego in operazioni a maggior valore aggiunto.
Quando i cobot vengono impiegati in ambito produttivo generano un’immediata riduzione dei costi di produzione. Una ricerca del 2019 dell’agenzia inglese Smither Pira ha constatato che una riduzione dell’1% dei costi produttivi, genera un incremento del profitto finale stimabile fino al 34% in più. I cobot si inseriscono nel ciclo produttivo apportando una serie di benefit che sommati generano vantaggi immediati per le imprese. Fra questi:
- Una riduzione generale del tempo ciclo (causa quindi di maggiore efficienza e produttività)
- Un incremento generale della qualità del prodotto (che permette alle aziende di rimanere competitive e affrontare l’agguerrita concorrenza con prodotti migliori elaborati ad un costo minore)
- Una riduzione del costo di produzione. I cobot possono operare in maniera continuativa, su più turni
2 - MIGLIORARE IL CLIMA DELL’AMBIENTE LAVORATIVO
I cobot danno il meglio quando operano in collaborazione con gli addetti. È infatti nella collaborazione, nella somma del meglio dei due mondi, che si ha maggiore produttività e qualità (fino all’85% in più secondo una ricerca del MIT di Boston). I cobot sono pensati per sollevare gli addetti dall’esecuzione di specifiche porzioni dell’attività produttiva. Tipicamente quelle più ripetitive, meno ergonomiche e potenzialmente pericolose. Nel farlo riescono ad inserire nel processo maggiore precisione e velocità d'esecuzione.
Gli operatori, una volta liberati dall’esecuzione delle attività usualmente definite DDD (dull, dirty, dangerous) possono intraprendere percorsi di crescita professionale, specializzarsi in mansioni che richiedono destrezza, creatività e soft skill, ottenere remunerazioni mediamente più alte.
3 - MAGGIORE QUALITÀ
Come abbiamo detto poco sopra il mercato richiede ai produttori beni di qualità sempre più alta ad un prezzo sempre più contenuto. I cobot giocano un ruolo fondamentale nel rispondere a queste richieste. Da un lato infatti incrementano la qualità dei prodotti, eliminando l’errore umano dal processo produttivo, dall’altro assicurano continuità e coerenza qualitativa, anche in linee che portano alla produzione di beni sempre più complessi.
È il caso a esempio dell’azienda italiana RUPES che è specializzata nella produzione di elettroutensili da lavoro. RUPES si era posta l’ambizioso obiettivo di realizzare una produzione totalmente esente da difetti, riducendo per effetto anche gli scarti produttivi. Grazie all’integrazione dei cobot gli obiettivi sono stati centrati. La qualità dei prodotti è cresciuta e la riduzione contestuale di scarti ha generato un aumento di profitto per l’azienda italiana.
4 - MASSIMA FLESSIBILITÀ
Le incertezze economiche e l’imprevidibilità del comportamento dei consumatori rendono difficile per i produttori stabilire cosa produrre, dove, quando e in che quantità. Con i robot collaborativi, tuttavia, i produttori possono rendere i propri processi scalabili in base alla richiesta e persino esplorare nuovi mercati apportando modifiche (in poco tempo e a basso costo) alla propria linea produttiva.
I cobot possono essere infatti impiegati in ogni applicazione industriale, automatizzando attività che vanno dallo stampaggio al controllo qualità, dall’asservimento macchine al packaging, dall’avvitatura alla lucidatura. Pochi mesi orsono UR16e è entrato a far parte della famiglia e-Series: i produttori hanno a disposizione uno strumento in grado di fare ancora di più, sollevando carichi maggiori senza scendere a compromessi con la precisione da erogare.
L’hype da cobot è passato da un bel pezzo. Sono una dozzina di anni ormai che i bracci robotici collaborativi sono sul mercato e sostengono la crescita delle imprese. Sono strumenti sempre più conosciuti e sempre più correttamente interpretati. Oggi però – con l’ingresso di UR16e sul mercato – è caduto l’ultimo velo: è stato dimostrato che i cobot non sono robot leggeri adatti ai piccoli pick&place. Sono strumenti industriali robusti, performanti, in grado di fare la differenza. E in grado di creare i presupposti concreti per la crescita dell’occupazione incrementando due fattori assolutamente necessari: produttività e qualità dei prodotti.
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