Il ruolo della robotica come facilitatore di processi, incluso quello dell’acquisizione di competenze, è ormai ben noto. I cobot sono caratterizzati infatti per richiedere un carico cognitivo estremamente basso, per offrire scorciatoie di programmazione che ne rendono possibile l’uso anche da parte di personale non specificatamente addestrato.
Nel caso dei cobot la semplicità di programmazione è doppiamente un valore.
- Da un lato infatti permette anche a persone non specificatamente formate di cimentarsi con successo nella programmazione dei cobot. In questa accezione la semplicità è il mezzo tramite cui diffondere, all’interno delle aziende, una cultura robotica sempre più radicata.
- Dall’altro - e questo è il vantaggio sicuramente più evidente e maggiormente perseguito - proprio per questa semplicità di programmazione, i cobot possono venir applicati in decine di operazioni e settori diversi. La semplicità di programmazione è uno degli elementi che li rendono particolarmente flessibili e versatili e in grado di operare con successo in molteplici contesti produttivi, poiché possono far fronte, in tempi rapidi, a cambi di scenario produttivo altrettanto veloci.
La natura user friendly di questi strumenti ha anche una ricaduta positiva sulla qualità del lavoro: gli operatori che imparano a utilizzare i robot collaborativi vedono crescere in qualità le proprie competenze trasformandosi da esecutori di processi noiosi, ripetitivi e a volte pericolosi in gestori di processi. Quindi in questo senso i cobot riducono il divario di competenze fra operatori roboticamente competenti e addetti che si affacciano per la prima volta al mondo dell’automazione industriale e della robotica.
IMPARARE CON I COBOT
Che competenze deve avere un operatore della fabbrica moderna? Che skill deve padroneggiare? Quali sono gli strumenti di cui può avvalersi per mettere a frutto le sue migliori qualità?
I cobot sono un catalizzatore di semplificazione nei processi. In un contesto di automazione sempre più integrato e complesso, i cobot rappresentano un elemento “chiarificatore”: rendono più semplice automatizzare alcune operazioni in virtù del modesto carico cognitivo che richiedono. Questo non significa che non occorrano competenze specifiche. Significa piuttosto che quest’ultime possono essere più facilmente maturate e acquisite proprio grazie ai cobot.
L’operatore addetto al tornio può approfondire con rapidità le nozioni di programmazione robotica (di base inizialmente e poi sempre più avanzate) grazie ai cobot, che divengono uno strumento dotato anche di funzioni didattiche. In questo scenario di cambiamento sono preziosi i ben noti strumenti che Universal Robots ha messo in campo da tempo, quali la Universal Robots Academy, l’Application Builder, gli ebook e gli eventi come webinar e workshop.
ROBOT AL LAVORO, LAVORO DAI ROBOT
Per quanto riguarda il saldo occupazionale ci è chiaro da tempo grazie alle esperienze dei nostri clienti – così come espresso anche dalla maggior parte degli studi accreditati sinora – che i robot collaborativi hanno un effetto positivo sull’occupazione. Aumentano produttività ed efficienza delle imprese e sostengono processi di reshoring riportando a casa (in virtù dei vantaggi operativi che comportano) produzioni prima spostate al di fuori dell’azienda per ragioni di risparmio economico. Infine creano un’occupazione diretta, generando nuovi posti di lavoro nelle aziende che i cobot li producono (come dimostra il caso di Universal Robots che ha ormai superato quota 620 addetti) o dei molti distributori e integratori che, con il loro capillare lavoro, portano i robot collaborativi all’interno delle aziende.
IN CONCLUSIONE: UNO SGUARDO AL CURRICULUM DEL FUTURO
Pensiamo che lo scenario in cui ci stiamo muovendo (quello della fabbrica 4.0), e in cui i dati delle molte ricerche prodotte in questi anni hanno significato e valore, sia destinato a venir superato. L’obiettivo verso cui stiamo marciando, e sulla base del quale noi stessi pensiamo i nostri cobot, è infatti quello di una fabbrica e di un’industria che valorizzino sempre più l’uomo e le sue incredibili capacità. Ci piace definirla Industria 5.0, quella cioè che – a seguito dell’integrazione spinta dell’automazione nei processi produttivi – recupera il ruolo dell’essere umano e lo valorizza appieno con l’ausilio di strumenti evoluti che collaborino con lui. In questo contesto le competenze dei lavoratori includeranno certamente la capacità di dialogare con gli strumenti della produzione manifatturiera, ma anche sapere leggere il processo introducendovi flessibilità, inventiva e capacità critica.
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