I concetti di robotica e sicurezza sono strettamente interlacciati. D'altronde l’inserimento in un ambiente lavorativo di una macchina può destare preoccupazione, dubbi, richiede azioni e strumenti preventivi.
Sono state scritte leggi e regolamentazioni per regolare l’operatività delle macchine in azienda, varate ISO a cui le apparecchiature devono attenersi per essere definite sicure.
I cobot hanno sparigliato le carte sul tavolo. Si tratta di soluzioni di automazione intrinsecamente sicure in grado di operare al fianco dell’essere umano senza le barriere di sicurezza che normalmente circondano le automazioni di tipo tradizionale.
Questo avviene per alcuni motivi, 17 per la precisione e uno per ciascuna delle safety native che i cobot Universal Robots integrano e che rendono il robot uno strumento in grado di non nuocere all’operatore.
L’analisi del rischio viene condotta infatti non tanto sul cobot (che come abbiamo detto è sicuro di per sé stesso) quanto sull’applicazione nel suo complesso.
Al cobot infatti possono essere installati EOAT o accessori non strettamente collaborativi e in grado di generare lesioni: pensiamo anche solo a cacciaviti, bordi taglienti, pinze o – per rendere il concetto ancora più evidente – torce di saldatura.
In questo caso – pur rimanendo il cobot uno strumento sicuro - l’applicazione complessiva richiede attenzione, analisi e messa in sicurezza.
I cobot però contribuiscono efficacemente ad elevare il livello di sicurezza in fabbrica. Vediamo in che modo illustrando, con alcuni esempi applicativi, l’automazione di porzioni di processo renda la produzione più fluida, efficiente, produttiva e naturalmente sicura.
TAGLIO A CALDO CON I COBOT
Clamcleat, azienda inglese che produce stampati ad iniezione, aveva nel taglio dei cordoli di stampata un collo di bottiglia non indifferente. L’attività veniva svolta manualmente dagli operatori, i quali dovevano necessariamente operare sulla stampata ancora calda con il rischio di ustionarsi.
La soluzione è stata trovata applicando un cobot UR5 che riesce a maneggiare le stampate e tagliare i cordoli sollevando gli addetti da un’attività che può causare infortuni come ustioni e lesioni tendinee.
MOVIMENTAZIONE CARICHI IN CEMAB
CEMAB, azienda italiana che produce scaffalature ed espositori per punti vendita e negozi ha integrato un cobot UR10e nei pressi della verniciatrice. Il cobot opera in stretta connessione con l’addetto supportandolo nelle operazioni di carico dei montanti degli scaffali sul tapis roulant della verniciatrice.
In questo modo l’operatore viene sollevato dal movimentare carichi pesanti (che possono causare infortuni muscolo scheletrici) e al tempo stesso – grazie all’intervento del cobot – riesce a sfruttare al meglio lo spazio del nastro e ottimizzare il processo.
TUNNEL CARPALE? NO, GRAZIE
In Scott Fetzer Electrical Group, azienda statunitense del settore elettronico che deve fronteggiare lotti corti ad alto mix di prodotti, sono stati integrati 2 cobot: un modello UR5 e un modello UR10 in alcune operazioni che erano particolarmente ripetitive, gravose e a scarso valore aggiunto.
Una di queste consisteva nel tagliare una serie di cavi elettrici dai componenti prodotti: un’attività che a lungo andare stava causando infortuni agli operatori, tra cui una diffusa sindrome del tunnel carpale.
I cobot applicati in questa fase del processo tagliano oltre 16mila cavi al giorno, hanno incrementato la produttività di oltre il 20% e hanno permesso all’azienda di recuperare terreno rispetto all’agguerrita concorrenza asiatica.
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