I robot non sono tutti uguali. Si distinguono per dimensioni, portata, velocità, minore o maggiore flessibilità operativa e applicativa, costo, necessità o meno di barriere di sicurezza e per molte altre caratteritiche.
In particolare le differenze fra i robot tradizionali e i robot collaborativi sono tra le più evidenti di tutto il settore e possono essere descritte - semplificando - secondo le seguenti proprietà:
- Sicurezza
- Flessibilità
- Velocità di messa in opera
- Ritorno d’investimento
SICUREZZA
La maggior parte dei robot collaborativi, possono operare senza l’ausilio di barriere di protezione intorno, a differenza dei robot tradizionali che invece necessitano di costose recinzioni a separare lo spazio dove operano da quello in cui agiscono le persone. Oltre l’80% della base installata complessiva dei cobot UR, opera senza recinzioni o barriere, condividendo spazio e mansioni con gli operatori. Perché?
Non è solamente questione di dimensioni e velocità (che sono in ogni caso più contenute rispetto a quelle di un robot tradizionale) quanto di una diversa concezione della funzione del robot. I robot collaborativi dispongono di una serie di safety native (17 per la precisione) che permettono in fase di installazione e programmazione di pensare direttamente il processo come un’attività suddivisa fra uomo e cobot. In un cobot è possibile impostare distanza e tempo di arresto e molte altre variabili che rendono la sua implementazione del tutto sicura anche in un’area affollata. I robot collaborativi inoltre offrono la possibilità di poter essere equipaggiati con un’ampia gamma di sensori che ne accrescono la sicurezza, come laser scanner e sistemi di visione che registrano la presenza dell’operatore controllando movimenti e tempi di reazione del cobot.
Ma la sicurezza rappresenta soltanto il primo passo nel definire la reale collaboratività di un robot. Altri elementi concorrono a definire questo parametro.
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FLESSIBILITÀ
Un robot industriale tradizionale risulta performante su grandi volumi produttivi. Assicura infatti grande velocità e ripetibilità, su lotti lunghi e senza variazioni di prodotto. L'automazione cui un robot tradizionale dà origine è rigida.
La flessibilità è invece la vera cifra stilistica che contraddistingue un robot collaborativo. Un cobot è piccolo e leggero: può quindi essere spostato agevolmente all’interno del layout industriale e applicato esattamente dove serve. Le dimensioni non sono però l’unica caratteristica che rende i cobot facilmente dislocabili su attività di volta in volta diverse. La facilità di programmazione ne è un’altra. La programmazione di un braccio robotico può avvenire in una duplice maniera:
- Tramite il teach pendant
- Tramite la modalità Free Drive
Teach pendant
È il tablet di programmazione touch screen. Dispone di un’interfaccia grafica molto intuitiva che permette di programmare i movimenti del robot in tempi molto rapidi.
Free Drive
L’operatore può muovere il braccio nello spazio registrando una serie di punti che sono le coordinate attraverso cui il cobot ripeterà i successivi cicli di movimento.
La facilità di programmazione è una della qualità più evidenti dei cobot. La possibilità di programmare con velocità le operazioni del cobot è un vantaggio evidente per quelle aziende che sono sottoposte alla variabilità del mercato.
Un robot tradizionale richiede invece l’intervento di un tecnico specializzato sin dall’inizio della sua integrazione e ogni qual volta sia necessario operare modifiche alla sua routine operativa.
La flessibilità dei cobot è quindi una caratteristica particolarmente preziosa per le aziende che fronteggiano quotidianamente lotti corti ad alto mix qualitativo.
VELOCITÀ DI MESSA IN OPERA
Ciò che rende i cobot una soluzione pronta all’uso in grado di potenziare linee produttive e processi è la loro velocità di messa in opera, che è la somma di diversi fattori.
- Da un lato infatti i cobot non richiedono lunghe e costose modifiche al layout produttivo e possono essere integrati in tempi rapidi nelle aree di lavoro, date le dimensioni contenute e le safety native che li rendono sicuri anche in assenza di barriere.
- Sono alimentati con corrente elettrica a 220 V di tensione: sono virtualmente integrabili ovunque, anche in ambienti civili.
- Dispongono di una vasta gamma di EOAT plug&play che consente di sviluppare applicazioni per le diverse attività in tempi molto rapidi.
RAPIDO RITORNO DELL’INVESTIMENTO
Un cobot, a differenza di un robot industriale tradizionale, ha un costo molto più basso. Il ROI medio registrato è infatti all’incirca di sei mesi, anche se il record stabilito da UR è di appena 34 giorni.
È bene precisare però che si tratta di strumenti profondamente diversi, nati in risposta a due diverse concezioni di automazione. Un robot tradizionale infatti è in grado di assicurare un ritmo produttivo elevato ad alta ripetibilità. Il cobot nasce invece in risposta a un’esigenza di flessibilità e di frequenti cambi di processo produttivo.
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