Nell’immaginario collettivo, i robot vengono identificati a seconda del contesto: o come eroi e salvatori dell’umanità oppure come vere e proprie minacce per il pianeta. Basti pensare ai robot più famosi, frutto dei disegni animati giapponesi, come anche il più famoso cyborg del grande schermo programmato per uccidere e devastare (che ha fatto anche carriera, eletto Governatore della California…..). Tuttavia quest’immagine appartiene molto al passato poiché oggi i robot non sono più soggetti immaginari bensì un qualcosa di concreto e tangibile che è entrato a far parte delle nostre vite, sia a livello lavorativo che in altri contesti. Il fattore comune della presenza dei robot è la condivisione: una condivisione del loro essere accanto alla presenza umana. In questo post non parleremo di tecnica né di argomenti squisitamente produttivi, ma andremo ad analizzare tutto ciò che traspare dal concetto “robot e lavoro umano” che comprendere fattori e sfumature come:
• Le capacità dei robot
• La relazione uomo - robot
• I timori dell’uomo
• Sfatiamo il falso mito
• Il domani è già qui

Le capacità dei robot
È innegabile che le capacità dei robot attuali (e dei cobot) sono di gran lunga superiori a ciò che avremmo faticato a immaginare solo un paio di decenni orsono. Grazie ai progressi tecnologici, i robot oggi svolgono compiti sempre più complessi nell’industria, per esempio nel settore medico e nella logistica. I robot ottengono molto consenso sia da parte della stampa specializzata sia da tutto il contesto produttivo poiché hanno le capacità di portare un più che valido aiuto nel ridisegnare il modello di produzione. Ciò lo si evince da:
• Svolgimento di compiti ripetitivi e stressanti
Spingere carrelli, tirare transpallet, sollevare colli, sono compiti noiosi, ripetitivi e ad alto rischio di infortunio. Ad esempio, all’interno di ambienti altamente dinamici dove per un processo di picking si hanno “ o minuti contati” vi è una probabilità più alta di errori di prelievo come anche il verificarsi di un qualsiasi infortunio come strappi muscolari o collisioni fra transpallet e carrelli elevatori.
• Elevata capacità di apprendimento che consente di svolgere anche mansioni più complesse
Una capacità tipica dei cobot è quella, oltre a essere facilmente programmabili, di imparare rapidamente i compiti con un apprendimento diretto dei movimenti stessi fatti compiere per le prime volte dai colleghi umani.
• Caratteristica “nativa” di collaborare con l’uomo
Ogni robot, che sia AMR o Cobot, è pensato, fin dalle prime fasi progettuali, per collaborare con l’uomo. Il concetto “robot e lavoro umano” è formato da due condizioni necessarie affinché lo sviluppo e la commercializzazione di un robot possa avvenire con successo.
ottengono spesso “buona stampa” quando si analizza la loro capacità di aumentare la produttività, di aiutare le imprese – specie le più piccole - a competere con i rivali più grandi e di consentire agli operatori di passare da compiti ripetitivi e noiosi a lavori più interessanti.

La relazione uomo - robot
La relazione uomo – robot non è più intesa come poteva esserlo mezzo secolo fa dove nelle linee produttive i due protagonisti vivevano ambienti seppur contigui ma separati. Oggi, nell’industria 4.0, i robot e gli esseri umani lavorano fianco a fianco, quindi come veri e propri colleghi. Questo nuovo modello vede la nella convivenza il risultato della somma di requisiti come:
• Una ripartizione più “ragionata” dei compiti
• Un livello di sicurezza più elevato negli ambienti di lavoro
• L’aumento della velocità di esecuzione e l’azzeramento degli errori nelle operazioni ripetitive
I numerosi casi di successo dimostrano che robot e lavoro umano possono convivere in maniera crescente e in diversi settori.
Tuttavia, come ogni nuova tecnologia che si affaccia sul mercato, il robot viene ancora percepito con sospetto poiché si tratta di un argomento non completamente chiaro e che presenta alcuni risvolti oscuri (e che quindi fanno un po' paura).
I timori dell’uomo
Nel corso della storia, ogni rivoluzione industriale ha portato enormi benefici ma inevitabilmente anche conseguenze negative. La scomparsa di numerosi lavori dovuta all’avvento delle prime macchine non è diversa dalla sostituzione dell’uomo con i robot per le mansioni di cui abbiamo parlato poc’anzi. La paura che accompagna l’avvento di ogni nuova tecnologia, viene definita “timore da subentro”, ovvero la paura di veder subentrare un qualcosa che possa sostituire. Tradotto in termini produttivi rappresenta il timore di perdere il proprio lavoro, sostituiti da una macchina più veloce, più efficiente, che non si prende pause, e che non si ammala. Quante volte abbiamo sentito la frase “i robot rubano i posti di lavoro”? Quanti vorrebbero tornare ad esempio a ispezionare luoghi soggetti a vari rischi, sollevare o movimentare carichi pericolosi o compiere la stessa operazione centinaia di volte in un ora?
Sfatiamo un falso mito
Sfatiamo un falso mito ossia quello del paragrafo precedente attraverso una semplice analisi. La parola cobot deriva dalla fusione di altre due: collaborative e robot. Un robot è cobot, cioè collaborativo, quando non è progettato per sostituire gli operatori ma per fornirgli supporto, quindi pensato per concretizzare il concetto di robot e lavoro umano. Se è vero che la robotica ha ridotto e in molti casi fatto scomparire alcune figure lavorative è altrettanto vero che ne ha fatte nascere di tipologia completamente differente. Al di là delle legittime opinioni personali, recenti studi dimostrano come meno del 10% dei posti di lavoro può essere sostituita attraverso l’automazione. Da ciò si evince che il numero di posti “rubati” dai robot possa essere davvero limitato. Nell’ambito di attività che invece rientra in quel quasi 10% è probabile che l’integrazione robotica porterà all’inevitabile scomparsa di alcune figure lavorative. E’ altrettanto vero che nel panorama industriale attuale le aziende faticano a trovare figure professionali che possiedano le competenze necessarie. Questa scarsità dimostra che l’uomo non è ancora completamente pronto a ricoprire nuovi posti di lavoro.

Il domani è già qui
Non si tratta più di deduzioni e prospettive poiché il mondo manifatturiero e produttivo in genere vede crescere costantemente la collaborazione fra uomo e macchina. La formula robot e lavoro umano si dimostra altamente efficace poiché i modelli produttivi sono orientati su volumi ristretti, dalle referenze variabili e con un’altissima personalizzazione. Questa tendenza esalta le qualità dei robot, in particolare i cobot, che possono contare su:
• Una flessibilità estrema
• Una facile programmazione e riprogrammazione
• La possibilità di raggiungere il ROI in tempi brevi
Con queste premesse possiamo affermare che il lavoro umano, con il suo apporto creativo e organizzativo, era, è e sarà sempre più necessario e insostituibile, quindi al centro della fabbrica.
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