Intraprendere un percorso di automazione, pone un produttore manifatturiero di fronte ad alcuni interrogativi dirimenti, connessi al tipo di produzione, al tipo di prodotto e anche al tipo di mercato in cui si opera e concorre.
Essenzialmente il produttore che decide di automatizzare dovrà prendere in analisi i propri processi, individuare quelli candidabili con successo all’automazione e scegliere che tipo di automazione adottare.
Ve ne sono molti e diversi tipi, come potete leggere qui. Tra questi la robotica collaborativa sta dimostrando un vantaggio notevole rispetto alle altre per alcune ragioni, che l’attuale sistema di mercato e produttivo, considerano premianti: è flessibile e versatile, è poco ingombrante, è semplice da programmare (o comunque su applicazioni complesse molto più semplice della robotica tradizionale), può operare – previa analisi del rischio – anche in regime di condivisione di spazio con l’operatore, garantisce ROI più rapidi, offre consumi ridotti.
Ma c’è cobot e cobot. E anche di questo abbiamo già parlato.
Quali sono però le 5 cose da sapere prima di scegliere un cobot? Vediamole insieme.
Il cobot non è un giocattolo
Sembra superfluo ribadirlo, ma i cobot sono robot industriali, robusti e performanti. Rispetto alla propria massa hanno un payload percentualmente più elevato di un robot tradizionale e consumi molto più bassi. Possono operare in quasi ogni ambiente industriale, da quello della lavorazione dei metalli e del machining, alle camere bianche.
Il cobot non è solo un braccio robotico per movimentare componenti
Anche se le operazioni di movimentazione, come quelle in fine linea, pallettizzazione, packaging, packing, sono forse quelle più automatizzate con i robot collaborativi, i cobot possono svolgere una miriade di altre attività.
Machine tending per esempio. L’automazione dell’asservimento macchine è particolarmente efficace perché i cobot garantiscono precisione e ripetibilità nell’inserimento del pezzo, perché hanno un ingombro ridotto (il che permette di installarli a bordo macchina, su lifter nelle immediate vicinanze, a soffitto, ecc ecc).
Ma anche saldatura, dove la programmazione del cordone di saldatura può avvenire importando il G-Code o in free drive per traiettorie particolarmente semplici.
Lucidatura, anche di superfici molto delicate, grazie al controllo di forza integrato al polso del robot.
IL COBOT è UNA MACCHINA SICURA
Il cobot è intrinsecamente sicuro, perché è una quasi macchina.
Ovvero, grazie alle safety native il cobot non arreca danno all’operatore. L’analisi del rischio preliminare viene infatti sempre svolta sull’applicazione nel suo complesso che include, questa sì, elementi potenzialmente pericolosi, come punte e taglienti affilati. Detto questo, le applicazioni collaborative sviluppate con i robot UR, nell’80% dei casi non necessitano di barriere protettive che segregano lo spazio operativo. E questo è un sicuro vantaggio per una PMI che opera su lotti corti e in costante carenza di spazio. Infatti, cobot, proprio perché sicuri e versatili, possono venir spostati e riallestiti con rapidità. Scenario che sarebbe economicamente insostenibile con un robot tradizionale ancorato a terra, protetto in maniera costante da barriere, ed estremamente complesso da riprogrammare.
Il cobot è un’automazione al servizio dell’automazione
Il cobot infatti può essere facilmente asservito a diverse tipologie di macchine utensili. Pensiamo al già citato caso del machine tending, in cui il cobot effettuato il carico/scarico macchina di un tornio, fresa, pressa, ecc.
Ma ancora: i cobot possono essere integrati in soluzioni che effettuano l’assemblaggio, la verniciatura, il controllo qualità, l’avvitatura. Sono automazioni che rendono quelle già presenti in produzione potenzialmente più efficienti e produttive. Anche se si tratta di automazioni di generazioni precedenti. Questo è un indubbio vantaggio tanto per i clienti finali, quanto per quei costruttori di macchine che nel cobot hanno uno strumento in più per ampliare la propria offerta e l’efficacia delle apparecchiature che sviluppano.
I cobot sono una forma di automazione sostenibile sotto ogni aspetto
.Passiamo i cobot sotto la lente degli indicatori ESG, ovvero Environment, Social, Governance.
I cobot sono una forma di automazione dai consumi estremamente contenuti (in un’applicazione a media potenza, UR10e e UR16 consumano 350 W, quanto un frullatore). Inoltre, grazie alla precisione che inseriscono nel processo produttivo, le manifatture sperimentano sin da subito una riduzione degli scarti e delle non conformità, che ha positivi effetti sulla produzione di rifiuti. Infine: sono alimentati con tensione a 220V.
Da un punto di vista sociale sono una forma di robotica che non erode, ma anzi accresce, il tasso occupazionale. È vero che i cobot possono operare in maniera totalmente non presidiata, ma è anche vero che le applicazioni collaborativa sono molto più produttive di quelle totalmente automatizzate. Non solo. L’aumento di produttività generato dai collaborativi, è causa diretta di un aumento delle assunzioni. Un fatto sperimentato da molti dei nostri clienti.
La produttività accresciuta è il fattore che ne garantisce la sostenibilità economica, assicurando alle imprese un ritorno di investimento rapido e sicuro.
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