Una delle ultime applicazioni sviluppate da IndexLab la dice lunga sul grado di visionarietà, della capacità di ibridare saperi e competenze, piani tecnologici e ambiti professionali, del team di Pierpaolo Ruttico.
Al SAIE 2020 di Bologna un robot collaborativo Universal Robots era abbinato ad una stampante 3D nella produzione di particolati edilizi ultra customizzati.
Una robotica di frontiera quella studiata da IndexLab, innovativa e capace di tracciare la linea. Oggi ne parliamo con Pierpaolo Ruttico, fondatore di questo laboratorio sperimentale interno al Politecnico di Milano.
CHE RUOLO IMMAGINA PER LA ROBOTICA NEL PROSSIMO FUTURO? QUALI ORIZZONTI DI SVILUPPO PREVEDE O AUSPICA?
Nel settore delle costruzioni la robotica potrà contribuire a incrementare la qualità degli edifici, riducendone i costi; offrirà la possibilità di personalizzare la forma e l’estetica degli involucri, le caratteristiche funzionali e prestazionali.
I robot renderanno possibile un vero e proprio cambio di paradigma nei sistemi produttivi: si passerà dalla produzione in serie di elementi identici, alla produzione in serie con variazione.
Questa innovazione permetterà di avere architetture più espressive e stimolanti, con forme che non sarebbe possibile realizzare senza l’aiuto dei robot. Dai processi di prefabbricazione (off-site) si passerà in futuro alla produzione automatizzata in cantiere (on-site), con notevoli benefici in termini di sicurezza e produttività.
CHE PERCEZIONE HA DELLA PREPARAZIONE DELLE AZIENDE ITALIANE RISPETTO ALLA NUOVA TECNOLOGIA? C’È UN GAP DI COMPETENZE DA COLMARE?
In generale, il settore delle costruzioni è dal punto di vista tecnologico certamente meno avanzato rispetto ad altri settori, tuttavia ha un potenziale altissimo. La realtà italiana, così come altre realtà in Europa e nel mondo, non è ancora matura per adottare processi di lavoro che includano automazione e sistemi di fabbricazione digitali. C’è sicuramente un gap di competenze e spesso la mancanza di volontà nell’affrontare il rischio del cambiamento.
SECONDO LEI QUALI ATTORI DEVONO ENTRARE IN CAMPO PER ADEGUARE L’OFFERTA FORMATIVA E RENDERE LE COMPETENZE POSSEDUTE DAI NEOLAUREATI IMMEDIATAMENTE SPENDIBILI NEL MONDO DEL LAVORO IN AMBITO INDUSTRIALE? E IN CHE MODO IMMAGINA CHE TALI ATTORI DEBBANO AGIRE SINERGICAMENTE?
Sarebbe utile attivare dei corsi professionalizzanti promossi sinergicamente dal mondo dell’istruzione, dalle aziende e dalle istituzioni pubbliche, nei quali gli allievi sviluppino senso critico e capacità risolutiva su casi studio reali e progetti pilota calati nei rispettivi contesti industriali.
Le aziende dovrebbero inoltre promuovere al proprio interno una cultura che favorisca lo sviluppo di competenze, la curiosità e lo spirito pro-attivo delle proprie risorse.
FRA I LAVORATORI SECONDO LEI È ANCORA VIVO IL TIMORE DEL “PARADIGMA SOSTITUTIVO” E DELLA POSSIBILE PERDITA DI POSTI DI LAVORO A CAUSA DELL’AUTOMAZIONE? COME DEVONO AGIRE LE AZIENDE PER COMUNICARE LA TRANSIZIONE TECNOLOGICA E RENDERLA PIÙ SOCIALMENTE SOSTENIBILE?
L’automazione ha il grandissimo potenziale di sostituire le attività per l’uomo più pericolose, alienanti e meno creative.
La sfida è quella di riprogettare i sistemi produttivi a livello complessivo in modo che i lavoratori vengano affiancati dai robot (e qui il vantaggio dei robot collaborativi) nello svolgimento delle mansioni più pericolose, ripetitive, faticose o nella realizzazione di compiti che in modo tradizionale non possono essere svolti.
I robot vanno visti quindi come una risorsa importante, che può portare benefici considerevoli sia alle aziende che ai lavoratori.
Per competere al meglio in contesti in continua evoluzione, le aziende devono essere in grado di comprendere i cambiamenti tecnologici in atto nei vari settori, individuando le migliori strategie di adeguamento e di conseguenza trasformando le mansioni dei propri collaboratori grazie a efficaci processi formativi.
I lavoratori dovrebbero affrontare i cambiamenti in modo proattivo per poter beneficiare di un’occupazione più soddisfacente, creativa e a più elevato valore aggiunto.
L’ADEGUAMENTO DI COMPETENZE È UN PASSO NECESSARIO – MA SUFFICIENTE? – PER RENDERE LA TRANSIZIONE TECNOLOGICA PIÙ SOSTENIBILE?
È necessario ma non sufficiente: per rendere la transizione tecnologica più sostenibile il sistema produttivo a livello complessivo dovrebbe essere basato su sistemi retributivi che valorizzino le competenze e il merito di ciascuno.
Per far sì che gli investimenti e i traguardi di ogni professionista e azienda vengano valorizzati, andrebbero inoltre abilitati gli smart-contract e favorita una tecnologia che garantisca la sincronizzazione delle attività dei differenti attori, dando valore all’intera filiera.
L’adeguamento alle tecnologie non può certamente avvenire in modo istantaneo; considerati i risvolti positivi a lungo termine per tutta la società, occorrerebbe uno sforzo anche da parte del settore pubblico perché vengano canalizzate adeguate risorse per le infrastrutture e la formazione.