FEM – Future Education Modena è il primo EdTech hub in Italia. Ha iniziato le sue attività il 19 marzo 2019 ed è un progetto creato e gestito da Wonderful Education in collaborazione con PTSClas e Social Fare, finanziato dalla Fondazione di Modena e parte di Ago – Modena Fabbriche Culturali.
FEM è una realtà che ha deciso di fondare sulla tecnologia nuovi percorsi e paradigmi educativi, andando a intercettare un bisogno di competenza che percorsi formativi “tradizionali” non sono più in grado di offrire. Di competenza, formazione e bisogni delle imprese ne abbiamo parlato con Alessandro Tassinari, Digital Fabrication Expert dell’ente modenese.
CHE RUOLO IMMAGINI PER LA ROBOTICA NEL PROSSIMO FUTURO? QUALI ORIZZONTI DI SVILUPPO PREVEDI O AUSPICHI?
Sono convinto che l’introduzione della robotica in numerosi settori sia decisivo.
Per quanto la particolare condizione che si è creata quest’anno abbia destabilizzato alcuni mercati, credo che numerose aziende abbiano intrapreso un percorso di crescita legato, in generale, ai temi del digitale.
Nascono proprio da qui nuove necessità, che portano a ragionare sulla possibile implementazione di strumenti - siano questi software o macchine - abilitanti nei confronti di nuove opportunità di sviluppo.
Dopotutto, occupandomi di Ricerca e Sviluppo per progetti innovativi, non posso che essere positivo nei confronti della tecnologia.
In particolare nel settore EdTech, in cui opera Future Education Modena, è ben visibile una tendenza a integrare processi didattici e tecnologie.
I percorsi didattici ideati, infatti, sono molto richiesti da scuole, istituzioni e aziende private proprio grazie all’alto contenuto tecnologico che viene offerto.
Sia chiaro però un punto molto importante: l’uso puramente tecnico della tecnologia, in questo caso della robotica, non risulta interessante per FEM e tantomeno per chi segue i percorsi altamente specializzanti di FEM.
La sfida di oggi è nei confronti di nuove traiettorie che intersecano gli ambiti più disparati.
Un esempio è il curriculum innovativo intitolato “Robotics for Problem Solving”, un percorso educativo che prende spunti dai tecnicismi della robotica e dalla geometria descrittiva per dare una risposta alle competenze richieste oggi nel mondo del lavoro. Una, ad esempio, la capacità di Problem Solving attraverso le tecnologie.
CHE PERCEZIONE HAI DELLA PREPARAZIONE DELLE AZIENDE ITALIANE RISPETTO ALLA NUOVA TECNOLOGIA? C’È UN GAP DI COMPETENZE DA COLMARE?
Assolutamente sì, c’è un grosso gap da colmare.
La cosa interessante però, è che le aziende italiane ne stanno assumendo forte consapevolezza.
Questo dimostra come negli ultimi anni ci sia stato un cambio di prospettiva nei confronti del lavoro e delle modalità di svolgimento delle attività.
In FEM abbiamo una visione estremamente chiara della questione: le aziende, esattamente come le scuole e le università, stanno cambiando il modo di percepire la tecnologia e le relative competenze, sforzandosi di andare a sopperire a quelle mancanze di soft skills e hard skills ormai fondamentali per garantire competitività, sia in ambito business che in ambito R&D.
SECONDO TE QUALI ATTORI DEVONO ENTRARE IN CAMPO PER ADEGUARE L’OFFERTA FORMATIVA E RENDERE LE COMPETENZE POSSEDUTE DAI NEOLAUREATI IMMEDIATAMENTE SPENDIBILI NEL MONDO DEL LAVORO IN AMBITO INDUSTRIALE?
E IN CHE MODO IMMAGINA CHE TALI ATTORI DEBBANO AGIRE SINERGICAMENTE?
Credo che i numerosi attori che si muovono nell’ambito della formazione debbano assumere un nuovo punto di vista per continuare a rendersi appetibili e per essere in grado di fornire informazioni utili a chi poi le spenderà nel mondo del lavoro.
Aziende, Università, Istituti scolastici e realtà private come FEM devono lavorare per allineare obiettivi formativi e modelli di impatto, nella vita e nel mondo del lavoro, anche lavorando in rete, focalizzandosi su quello che realmente conta nel mondo del lavoro oggi.
Le aziende non cercano solamente tecnici, ma cercano il tecnico migliore, quello capace di gestire il proprio ruolo, il proprio tempo, che è in grado di sviluppare una mentalità d’impresa e che sa mettersi in gioco valutando le opportunità di apprendimento e miglioramento.
In FEM abbiamo un dialogo giornaliero con docenti e ricercatori, anche di calibro internazionale, coi quali ci confrontiamo costantemente andando a creare valore laddove i percorsi formativi tradizionali non sono più competitivi.
Lo facciamo in modo innovativo e strategico, seguendo modelli legati al mondo R&D. L’approccio è scientifico nella progettazione come lo è anche nel valutare gli effettivi risultati ottenuti.
FRA I LAVORATORI SECONDO TE È ANCORA VIVO IL TIMORE DEL “PARADIGMA SOSTITUTIVO” E DELLA POSSIBILE PERDITA DI POSTI DI LAVORO A CAUSA DELL’AUTOMAZIONE? COME DEVONO AGIRE LE AZIENDE PER COMUNICARE LA TRANSIZIONE TECNOLOGICA E RENDERLA PIÙ SOCIALMENTE SOSTENIBILE?
Seppure la paura di essere sostituti dalla macchina possa essere tutt’oggi presente, le possibilità per migliorarsi e assumere nuove competenze sono veramente tante.
In diversi casi sono proprio le aziende stesse a proporre percorsi di aggiornamento o nuove prospettive di crescita.
Credo che le aziende debbano rendere i propri lavoratori più consci della transizione tecnologica che sta avvenendo, dando motivazioni per le proprie scelte e offrendo in modo attivo possibilità di crescita professionale tramite soluzioni già ragionate.
Inoltre, ritengo che un secondo punto sia fondamentale: la tecnologia può essere di grande aiuto ai lavoratori stessi: è proprio in questo rapporto “aumentativo” e non sostitutivo che si colgono le migliori opportunità della tecnologia, e si arricchiscono competenze nella direzione giusta.
L’ADEGUAMENTO DI COMPETENZE È UN PASSO NECESSARIO – MA SUFFICIENTE? – PER RENDERE LA TRANSIZIONE TECNOLOGICA PIÙ SOSTENIBILE?
Necessario sì, sufficiente no.
La pura assunzione di nuove competenze secondo le necessità di oggi non ci renderà mai preparati alle necessità di domani e alle tecnologie del futuro.
Per questo motivo credo che la visione debba essere allargata notevolmente, inglobando altre dinamiche e ragionando in chiave multidisciplinare.
Competenze di Ricerca e Sviluppo dovrebbero essere parte integrante di qualsiasi ambito, creando costante innovazione e sfruttando al 100% la vera e unica capacità che caratterizza l’essere umano: la fantasia.