UNIVERSAL ROBOTS ACADEMY, UN TEST IN PRIMA PERSONA
Il governo dei cambiamenti indotti della complessità tecnologica, che sta progressivamente interessando il mondo del lavoro nei diversi settori produttivi, è un tema attuale e non può essere ignorato. Confrontandomi con i miei collaboratori nell’ambito della comunicazione – che hanno una solida expertise sul tema della responsabilità sociale d’impresa – questo tema è emerso più volte.
Di loro iniziativa hanno voluto testare la nostra Academy per verificare se effettivamente sia uno strumento di semplice ed immediata fruizione, utile ad aiutare imprese e lavoratori a fare i conti con le novità tecnologiche emergenti nel mondo della produzione (quali i nostri bracci robotici collaborativi).
Ne è emersa una testimonianza, che vi riportiamo di seguito, e una riflessione più approfondita sul tema della responsabilità sociale d’impresa legata alla formazione pubblicata sul loro sito.
Leggete i risultati di questo piccolo esperimento sul campo.
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«L’Academy di Universal Robots è un percorso formativo suddiviso in nove moduli e disponibile in 7 lingue: inglese, spagnolo, tedesco, francese, cinese, giapponese e coreano. Ad oggi sono oltre 28mila gli utenti attivi nella formazione, provenienti da oltre 130 paesi nel mondo. La formazione promette di trasmettere una competenza di base in meno di 90 minuti. Abbiamo testato l’Academy sostenendo i 9 moduli online. Ecco il resoconto di questo singolare esperimento.
Per seguire il percorso è sufficiente registrarsi alla piattaforma di Universal Robots Academy e avere a disposizione un computer connesso a internet.
I nove moduli affrontano nell’ordine le seguenti tematiche:
- Terminologia e struttura del robot
- Funzionamento del robot
- Installazione di un tool nella flangia del robot
- Creazione di un programma
- Interazione con periferiche esterne
- Settaggio delle impostazioni di sicurezza
- Settaggio delle coordinate spaziale in cui si muove il robot
- Impostazione di un’operazione di pallettizzazione
- Programmi non lineari
Pur essendo totalmente digiuni di programmazione robotica abbiamo compreso con chiarezza i contenuti esposti nei nove moduli. Per la cronaca sostenere l’intero percorso ha richiesto poco più di 100 minuti.
Alla fine di ogni modulo è previsto un test per verificare il livello di apprendimento. Sono numerosi gli esercizi pratici richiesti, dalla misurazione esatta delle dimensioni dei vari tool applicabili al robot – quali pinze, erogatori di colle etc – alla costruzione vera e propria del programma.
L’intero percorso formativo mostra un livello di interattività molto alto. È sempre necessaria un’azione specifica dell’utente per procedere e questo consente di mantenere un alto livello di attenzione e coinvolgimento. I moduli inoltre consentono sempre di ripetere parti di programma che non si è compreso appieno.
Abbiamo così appreso che, nonostante il carico cognitivo richiesto dalla programmazione dei cobot UR sia davvero basso, è necessaria notevole precisione, soprattutto nella fase di misura e pesatura dei tool e nella selezione dei punti nello spazio attraverso cui vogliamo che il robot si muova.
Il robot contiene automatismi che permettono di semplificare notevolmente anche questa fase. La famosa programmazione in free drive (ovvero la programmazione che consente di muovere il robot con la mano e fissando con il free drive button i punti esatti nello spazio) semplifica e velocizza ancora di più la fase preliminare.
IMPARARE COME “PENSA” IL ROBOT
È necessario prendere confidenza con una terminologia specifica e soprattutto comprendere il “modo di ragionare” del robot. Ad esempio, nell’esecuzione di un semplice movimento di pick&place (ovvero di presa di un oggetto da una posizione e suo spostamento in un altro, procedura estremamente comune in una linea di produzione industriale) si deve calcolare con precisione il peso dell’oggetto, poiché in base al peso il robot erogherà solo la forza necessaria a traslarlo. E questo è valido sia in fase di carico dell’oggetto, che di scarico. Imputare questi dati è quindi necessario per procedere nel flusso di programmazione del robot collaborativo. I collaborativi UR hanno capacità di carico e dimensioni incrementali a seconda del modello: 3, 5 e 10 kg. Nel calcolare il peso totale è quindi necessario sommare il peso del tool (pinza, gripper, erogatore…) e quello dell’oggetto e fornire questo dato al robot tramite il teach pendant (il tablet di programmazione in dotazione con il robot). Il peso totale non deve superare il payload del cobot.
Un modulo specifico è dedicato alla programmazione delle misure di sicurezza. I robot collaborativi di Universal Robots hanno 15 funzioni di sicurezza nativamente integrate, che rendono possibile la loro attività in prossimità degli operatori senza barriere di sicurezza. La valutazione del rischio è un’attività sempre necessaria in fase di implementazione del robot nella linea produttiva e a volte richiede misure di sicurezza più restrittive di quelle impostate di default. Ad esempio, connettendo al pannello di controllo (la centralina che alimenta il cobot e a cui è possibile connettere devices esterni) delle fotocellule, è possibile far sì che, all’approssimarsi di un operatore che entra nel campo visivo della fotocellula, il robot rallenti la sua velocità, fino ad arrestarsi. Oppure è possibile escludere del tutto aree di movimento, facendo sì che il robot semplicemente non “vada” da quella parte. Queste funzioni sono utilissime, ad esempio, per inserire un ciclo di controllo qualità degli oggetti prodotti. Il cobot si arresta, l’operatore controlla l’oggetto.
NON SOLO TEORIA!
Uno dei moduli affronta anche con chiarezza un’altra delle operazioni più comuni che si svolgono in una linea di produzione, ovvero la pallettizzazione. Anche in questo caso gli automatismi presenti nel robot semplificano notevolmente l’operazione. Impostando la forma del pallet, il numero degli oggetti da caricare e registrando i punti nello spazio corrispondenti ai limiti del pallet, il robot esegue il ciclo di caricamento. Al completamento del pallet, un pop up (precedentemente impostato) compare sul teach pendant e avvisa l’operatore che è necessario preparare una piattaforma libera per proseguire le operazioni. Il numero di cicli può essere impostato preliminarmente e, con la funzione Loop, ripetuta per il numero di volte necessario.
In sostanza il percorso è semplice, piacevole (le grafiche sono accattivanti e la pronuncia inglese molto chiara) e coinvolgente. L’unico limite – se vogliamo – sta nella natura strettamente propedeutica del percorso, che peraltro è denunciata fin dall’inizio già sul sito UR. Al termine non si è dei “robottari d’assalto” ma almeno si sa dove mettere le mani. Un passo in avanti in un mondo più vasto e tecnologicamente sempre più complesso.»