case study
“ZERO DIFETTI”, UN OBIETTIVO POSSIBILE
Rupes ha introdotto un UR3 nelle fasi di serraggio dei componenti sfruttando le caratteristiche native che lo rendono particolarmente adatto a questo tipo di operazioni: sensore di forza incorporato e rotazione infinita sull’asse 6.
In questo modo l’azienda italiana è stata in grado di ottenere tre vantaggi specifici:
-Eliminare i difetti dai suoi prodotti
- Introdurre nuove, e prima impensabili, opportunità progettuali
- Sollevare i propri dipendenti da una serie di operazioni faticose e ripetitive
L’alto tasso di precisione e ripetibilità dei cobot UR, unita alla sensibilità del sensore di forza, ha permesso all’azienda di eliminare i difetti dai suoi prodotti, scongiurare il rischio di blocchi di produzione e di resi.
La scelta di Rupes, di adottare la soluzione di robotica collaborativa proposta da UR è stata perfettamente coerente con la promozione dell’apporto umano nella produzione: un punto centrale e insostituibile nell’agenda dell’azienda. I robot collaborativi operano infatti come strumenti intelligenti in grado di qualificare il lavoro della controparte umana che, così sollevata da occupazioni ripetitive, può fornire un contributo creativo e inestimabile nella revisione del processo produttivo.
Guarda il video per scoprire quali applicazioni sono state svolte con i robot collaborativi in Rupes.
LA ROBOTICA AL SERVIZIO DELL’UOMO: LA FELICITA’ DELLE DIPENDENTI BAJAJ
Anche Bajaj, fra i leader mondiali nella produzione di motocicli, ha introdotto un cospicuo numero di robot collaborativi (100) nelle sue linee di produzione per assicurarsi una produzione priva di difetti e più efficiente.
Nel caso di Bajaj, la principale necessità di automazione era rappresentata dal dover supportare la componente femminile della sua forza lavoro (la grande maggioranza dei 9000 dipendenti dell'azienda indiana) nell'esecuzione di mansioni pesanti e scarsamente ergonomiche. Se da un lato la richiesta di automazione di Bajaj originava da una necessità di supporto ai propri dipendenti, dall’altro la risposta doveva però tenere conto della realtà del layout produttivo in cui si sarebbe introdotta l’integrazione robotica.
Gli spazi ristretti a disposizione dell’azienda indiana hanno reso necessario integrare robot piccoli, autonomi e in grado di lavorare fianco a fianco dell’uomo. Inoltre il massiccio numero di operazioni da svolgere richiedeva che l’automazione fosse flessibile, in grado di essere riprogrammata con facilità e senza blocchi produttivi, facilmente trasportabile e applicabile in diverse aree.
I cobot UR rispondono a tutte queste esigenze. Il più grande (UR10, 1300 mm di sbraccio e 10 kg di payload) pesa meno di 30 kg. Come non bastasse, il ridotto consumo energetico dei cobot UR (che hanno un assorbimento pari a 1/10 di quello di un normale asciugacapelli in commercio) e il funzionamento con la normale alimentazione a 220v, hanno permesso a Bajaj di contenere le spese.
L’obiettivo primario (supportare la forza lavoro) è stato centrato ottenendo anche altri innegabili vantaggi: maggiore qualità del prodotto, spese energetiche contenute, efficienza produttiva. Inoltre, grazie alla flessibilità operativa e alla facilità di programmazione dei bracci robotici UR, Bajaj ha potuto ampliare il proprio catalogo presentando nuovi modelli di ciclomotori al mercato.
Guarda la storia di Rameshwari, dipendente Bajaj, e della applicazioni dei robot collaborativi UR nell’azienda indiana.
Pensi di essere troppo piccolo o grande per applicare la robotica collaborativa? Scarica il nostro ebook: